Intervista a Paola Scotti

A cura di Cècile Prakken

Paola ricopre il ruole di corno inglese nell’Orchestra Sinfonica di Milano.
La programmazione dell’orchestra essendo molto ricca e varia, le permette di suonare i più importanti brani di repertorio sinfonico per corno inglese, ma all’ occorrenza anche di far parte dell’organico orchestrale in qualità di oboista.

CP: Vieni da una famiglia di musicisti?
PS:Non vengo da una famiglia di musicisti. Sono rimasta colpita dall’oboe e dal suo suono andando ad un concerto. Sono soddisfatta di questa scelta.

CP: Hai delle preferenze stilistiche?
PS: Tendenzialmente, amo variare. Che si tratti dello stile di un periodo o di un autore specifico, mi fa piacere suonare ciò che mi manca da un po’.
Ovviamente ho delle preferenze, ad esempio ho sempre amato anche l’opera (in particolare Verdi, Puccini e Mozart) e ci sono momenti brevi ma idilliaci di autori come Strauss, Wagner, Bruckner e soprattutto Mahler; suonerei più spesso Beethoven di Brahms che pure amo suonare, adoro Ravel più di Debussy, ogni giorno suonerei Bach senza mai stancarmi.
E se dovessi scegliere un autore che mi mette in pace col mondo e di cui non potrei fare a meno, direi Mozart.

CP: Secondo te c’è una differenza tra il timbro e il modo di suonare musica tra uomo e donna?
PS: Non riuscirei a distinguere un suono o un modo di suonare tipicamente maschile o femminile. Come in altri ambiti penso che differenze ci siano, ma non così tante come vogliamo credere e anzi credo siano legate più a un retaggio di abitudini che alla realtà. E’ come se fossimo ancorati a un cliché vecchio e qualche volta purtroppo solo teoricamente superato.

CP: Hai delle preferenze nel suonare in orchestra oppure nel fare musica in ensemble, cioè musica da camera?
PS: Preferirei fare entrambe le cose, nel senso che se per un periodo non faccio musica da camera, mi manca. Però se necessariamente dovessi sceglierne una sola, sceglierei di suonare in orchestra.

CP: Hai un modello di quintetto di fiati?
PS: Tempo fa mi sono accorta che i quintetti di fiati che ascoltavo erano prevalentemente del Nord Europa; non so se sia una casualità oppure se lì ci sia più tradizione di questa formazione da camera, ma la qualità dell’ insieme era veramente ottima.
Alla fine però, sicuramente per l’attrazione oboistica verso François Leleux, ascolto prevalentemente il quintetto Les Vents Français.

CP: Secondo te come potremmo attirare l’attenzione dei giovani verso la musica classica e convincerli a frequentare le sale da concerto e teatri?
PS: Post pandemia sembra che in tutta Europa si faccia fatica a riempire le sale da concerto, un timore certamente più che comprensibile.
Per quanto riguarda l’attenzione dei più giovani verso la musica classica io ho notato spesso che chi non ha mai sentito un concerto immagina sia un’attività noiosa ma diverse persone con questa idea sono poi rimaste affascinate una volta vissuta l’esperienza del teatro o della sala da concerto e ci tornerebbero volentieri, per cui si tratta spesso di un grosso pregiudizio dovuto a una mancata conoscenza. In questo senso, proprio verso i giovani la scuola potrebbe dare un aiuto fondamentale. Gli stimoli che ricevi da bambino restano profondamente, per cui un’educazione musicale molto meno superficiale di quella che in generale c’è attualmente nelle scuole sarebbe davvero determinante. Il resto lo lascio all’accortezza dei direttori artistici nella programmazione e nella scelta di direttori e solisti. Io ho avuto modo di sperimentare che ultimamente i concerti tematici attirano più pubblico, anche quello non abituato a venire ai concerti, indipendentemente da quale sia il tema. Funziona un tema sul genere musicale (ad esempio concerto di musiche da film), funziona se il tema è un autore (serata Rachmaninov), funziona se il tema è il collegamento fra musica e altre discipline (astrofisica, neuroscienze ecc)

CP: Che rapporto hai con i social media?
PS: Diciamo che non ho proprio un rapporto con i social media per una mia riservatezza personale.
Per quanto riguarda l’uso delle nuove tecnologie, non sono un’appassionata ma nel momento in cui ne ho necessità le uso senza troppi problemi.

CP: Secondo te seguire la musica classica in televisione o in streaming (On Demand), o un video, cioè con l’immagine, potrebbe “rubare” l’attenzione dell’ascoltatore?
PS: Se io dovessi presentare un brano sicuramente lo farei anche con l’uso del video, perchè penso non che le immagini rubino l’attenzione, bensì che al contrario possano essere d’aiuto.
Se mi immagino un pubblico diciamo di “non addetti ai lavori”, penso rimanga più incuriosito e si distragga meno con più spunti che lo attirano, e un pubblico competente e quindi più focalizzato sull’ audio, non si farà certo distrarre dal video.

Grazie Paola
©Cécile Prakken, 2023